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Psicologia, trauma, violenza, maltrattamento, abusi psicologici



Sta zitta e fa' la mamma

3/17/2016

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Le elezioni alla carica di sindaco delle città di Milano e Roma hanno nuovamente messo in risalto la crociata sessista che permea l’Italia repubblicana, dalla sua nascita fino ad oggi.
Per chi non segue il “tema”, i polveroni scatenati dai due eventi che hanno conquistato le testate giornalistiche e che coinvolgono la candidata Bedori (M5s) e Meloni (FdI), possono sembrare esagerati e gonfiati a scopo strumentale.
 Se non fosse che questo atteggiamento non è ne occasionale, ne una novità, ne scevro da pregiudizi maschilisti oramai storici. Infatti, come osserva Filippo Maria Battaglia “Se bellezza e bruttezza dei maschi sono prese in considerazione solo di rado, quando si tratta di una donna diventano occasione di attacco discriminante”.
Indecisa se scrivere due righe oppure no su questo tema, ho deciso di battere il ferrò fino a che è ancora caldo.
Onde evitare fraintendimenti, avviso subito il lettore che questo non è un post politico. Non vi è alcuna presa di posizione rispetto ad alcun partito ma, al contrario, un’osservazione neutrale sul fenomeno sessista che coinvolge, purtroppo, tutti i partiti.
E, vi garantisco, ce n’è per tutti.
 
Gli ultimi eventi[1].
A Milano la candidata M5s Patrizia Bedori, in piena campagna elettorale, decide di ritirarsi a causa delle offese subite. Contro di lei parole come “brutta e obesa”, “adatta a fare la casalinga”.
Un attacco diretto all’immagine, ma prima ancora alla dignità di una persona. Più che l’attacco all’aspetto fisico, quello che vorrei sottolineare è il riferimento al “tornare a fare la casalinga”, a mio giudizio ben più grave.  E dopo vedremo perché.
Contemporaneamente a Roma Giorgia Meloni viene attaccata dal concorrente Bertolaso (sostenuto dal Cavaliere, noto benefattore della causa femminile) facendo riferimento al suo stato di gravidanza.
“La Meloni deve fare la mamma”, così’ afferma.
 
La costante dei due attacchi, provenienti da ambiti diversi, mette in risalto una pratica di discriminazione che non è mai scomparsa dalla politica italiana, come ben evidenza  Filippo Maria Battaglia nel suo libro “Sta zitta e va in cucina”[2].
La costante è, appunto, l’insinuazione che la donna non sia benvoluta nella politica, ma debba tornare in cucina, a fare la mamma, a fare la casalinga.
 
Partiamo, quindi, dall’inizio.
Il suffragio di voto del 45, che finalmente permette alle donne di partecipare attivamente alla vita politica italiana, non è stata una festa per tutti
“Per sbagliare bastiamo noi. E sarebbe eccessivo che vi aggiungesse voialtre”. Così il Presidente del Consiglio Ferrucci[3] commenta nel 45 il diritto di voto alle donne.
E prosegue:
“Intendiamoci, è stato giusto che sia stata data questa parità, ma è evidente che voi non penserete di venire a ripetere in ambito politico, sociale, economico, intellettuale quelle stesse cose che facciamo noi uomini”.
Il voto alle donne viene accolto con scherno anche da alcuni giornali che pubblicano “Le donne si guardino dal lasciare tracce di rossetto sulle schede”
Da quel giorno ad oggi, molte sono state le conquiste, ma poche a furor di popolo. Piuttosto tutte elargite per concessioni  paternalistiche o conquistate duramente. L’atteggiamento, infatti, è rimasto pressoché costante ed è passato nelle dichiarazioni parlamentari e dalle testate giornalistiche collegate ai partiti.
Alcuni esempi per dare un’idea del clima.
 
“I ruoli devono rimanere definiti. A lui tocca la scelta “primaria”, il compito operativo, nato da un atto razionale e di volontà; a lei mansioni defilate, motivate da impulsivi slanci generosi della sua natura”. Così descrive l’idea di famiglia il quotidiano l’Unità nel 1945.

Mansuetudine e remissività vengono culturalmente richieste alle donne:
“Dovrai essere molto arrendevole, non dovrai imporre la tua volontà, dovrai fare vedere che hai fatto progressi nel mantenere la casa, che deve essere per lui accogliente e gradita”[4]
 
“Abbiamo bisogno di voi, soprattutto come spose e madri” dichiara il leader dc De Gasperi al I convegno nazionale del Movimento Femminile della DC.
 
Teresa Noce venne incoronata da alcune testate giornalistiche “miss racchia” (n. 16 del 1946 del giornale Travaso). Alla stessa Teresa venne detto “Terè, tu sei bella come un fiore di Rafflesia”, spiegando subito dopo che questo fiore pesa 7 kg, ha un diametro di un metro e mezzo e puzza di carne putrefatta.

Qualcuno starà pensando che si tratta di citazioni vecchie, e che i tempi sono cambiati.
 
Facciamo allora un salto in avanti, oltrepassando la soglia del 2000.
Durante la Seconda Repubblica, il bersaglio è stato spesso Rosy Bindi. La Bindi viene attaccata, come la Bedori, per il suo aspetto fisico.
“Non è neppure una donna” afferma nel 2005 il governatore del Lazio, Francesco Storace.
“Pensavo che fosse brutta ma intelligente, mentre è brutta, cattiva e cretina” afferma tre anni dopo il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, 2008.
“Problemi di convivenza con il vero amore, non ne ha mai avuti” prosegue Beppe Grillo.
 “Zitella e petulante” la definisce invece in diretta televisiva Roberto Castelli, seduto davanti a lei durante la trasmissione.
“E’ sempre più bella che intelligente” ridacchia il Cavaliere, che spesso la prende di mira e che la rende protagonista di una barzelletta politica che fa il giro delle aule:
“Ho visto che ha versato lacrime di commozione… Non ci aspettavamo da un uomo …pardon, da una donna, tante lacrime”.
Ma la Bindi non è l'unica.
Guido Crosetto, sottosegretario di La Russa nel 2011, attacca una giornalista (Rampino) dicendole “A te non ti spoglierebbe nessuno”.
Cécile Kyenge viene paragonata ad un orango da Calderoli, mentre Mario Borghezio dice di lei “Non appartiene alla specie delle più belle donne congolesi: le katanghesi”.
Berlusconi è artefice dell’infelice frase diretta ad Angela Merkel, che la definisce “Culona inchiavabile”.
Durante un’intercettazione, anche Bersani scivola, chiedendo a Berlusconi “Voi quante bambole portate in Parlamento?”
(qui la parola magica è “portate”, ad intendere che l’accesso alla politica è ancora saldamente in mano agli uomini).

Ma anche se sei fotogeneticamente  "bella", le cose non cambiano molto.
“Con queste copertine, la Boschi sarà ricordata più per le forme o per le riforme?” cinguetta su twitter il senatore 5s Nicola Morra.
 
Soltanto avendo un panorama del contesto politico italiano, possiamo comprendere la gravità di quanto accaduto alla Bedori e alla Meloni.
Se la preoccupazione principale del parlamento dopo il suffragio era che la donna non andava allontanata dalla casa, quella di oggi è il tentativo di rispedircela.



[1] http://www.repubblica.it/politica/2016/03/14/news/elezioni_bedori_meloni-135457060/?refresh_ce
[2] La maggior parte delle citazioni presenti in questo scritto sono tratte dl suo libro, edito da Bollati Boringhieri.
[3] Intervento completo in M. Michetti, M. Ombra, L. Viviani, i gruppi di difesa della Donna, 1943-1945 Udi, Roma, 1995, p. 125-28.
[4] Articolo di una rivista di sinistra, raccolto da F.M Battaglia in “Sta zitta e va in cucina”


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    Monica Bonsangue
    Psicologa
    Psicoterapeuta
    Psicotraumatologa
    Formatrice
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