I numerosi casi di femminicidio degli ultimi giorni hanno infervorato nuovamente il web ed i titoli dei giornali, inasprendo, in alcuni casi, la diatriba fra chi si batte per ottenere avanzamenti e risultati (leggi e certezza della pena) ed i negazionisti. E’ drammatico osservare come, in questi ultimi, la disinformazione dilaghi senza argini. Propongono articoli scritti, nel migliore dei casi, dopo avere guardato superficialmente un paio di tabelle europee (ma senza essersi presi la briga di leggere il rapporto e avere contestualizzato, ne senza mai avere letto un approfondimento sul tema). Nel peggiore dei casi abbiamo invece articoli scritti in base ad ideologie personali o appellandosi a dichiarazioni di politici poco informati. La maggior parte di queste persone, solitamente opinionisti generici o bloggers improvvisati, è abituata a esprimere il proprio pensiero, per abitudine o per lavoro, facendolo passare per parere professionale. Il risultato è una diffusione errata e confusiva della lettura del fenomeno. Urge, quindi, un chiarimento su alcuni aspetti fondamentali e andrò per punti, con l’intenzione di contestare le argomentazioni dei negazionisti.
Fai clic qui per effettuare modifiche. Nella tabella si può chiaramente osservare come, rispetto alle donne vittime di omicidio, l’Italia si posizioni come fanalino di coda. Bene! E allora il problema, dov’è? Hanno ragione i negazionisti? Chiaramente no. Il problema sta nel fatto che questa tabella si riferisce alle donne vittime di omicidio, e non si riferisce al femminicidio. Cosa che, i negazionisti, ancora non hanno capito: il termine “femminicidio” non è l’equivalente di “omicidio femminile”. La tabella si riferisce, in poche parole, al numero medio delle donne vittime di morte violenta, comprendendo anche vittime di rapina, liti fra vicini ed altro (omicidi femminili). Il femminicidio, invece, è un fenomeno criminale con caratteristiche particolari e si riferisce esclusivamente all’uccisione di una donna in quanto donna. Si riferisce, cioè, ad un omicidio nel quale la componente di genere è centrale e determinante per l’atto criminale. In altre parole, una donna uccisa durante una rapina non viene inserita nella statistica dei femminicidi, ma negli omicidi femminili, poiché l’influenza del genere sull’atto criminale è inesistente. Facciamo allora un passettino avanti, e forniamo ai negazionisti qualche dato in più, che avrebbero potuto recuperare da soli se solo avessero dedicato seriamente del tempo alla comprensione del problema. Se analizziamo la situazione italiana, estrapolando il dato della tabella sopra, otteniamo questo: La tabella si riferisce ad un’analisi più approfondita, dalla quale inizia ad emergere un dato più interessante. Ossia che, mediamente in Italia oltre il 65% degli omicidi femminili è commesso da un componente della famiglia, marito, o ex marito. Vorrei portare l’attenzione dei negazionisti su questo dato, poiché (ad esclusione dei paesi dell’Est Europa, quali la Romania), nell’Europa occidentale nella quale siamo inseriti non troverete nessun altro paese con questo dato[1]! Tanto meno in Germania o nel Regno Unito, dove si, è vero, che muoiono più donne che in Italia, ma per reati attribuibili alla criminalità sociale. Si inizia a comprendere dove è il problema? In Italia mediamente il 70% delle uccisioni di una donna avviene a causa del partner o ex, e più precisamente nel momento in cui la donna avanza l’intenzione di separarsi. A questo dato aggiungiamo la rilevazione ISTAT 2015[2] secondo la quale il 62,7% degli stupri (sempre in Italia, dato sottostimato) è commesso dal partner o ex. Ed anche questo è una dato in netto contrasto con l’andamento europeo, che mostra invece come una donna in altri paesi ha più probabilità di essere aggredita o stuprata da criminali o sconosciuti. In Europa una donna, fra le mura di casa, può stare sostanzialmente tranquilla. Invece in Italia una donna ha più probabilità di essere aggredita, uccisa e stuprata da un uomo appartenente alla famiglia (partner o ex) piuttosto che da un criminale qualsiasi. Ed è su questi dati che si ragiona, quando si parla di femminicidio, anche se pare che questo dato, per qualcuno, sia considerato insignificante: "Presti bene attenzione il lettore a questo ultimo dato. Quando il Ministero parla di omicidi di donne in ambito familiare, non si riferisce solo alle vittime di femminicidio. Queste ultime infatti sono una percentuale del 60% sul numero totale di 102 ovvero circa 62. Una percentuale dello 0.022% sul totale annuo di morti femminili in Italia che sono circa 280.000. Un dato insignificante.”[3]" Al di la del fatto di avere riportato numeri errati, il ragionamento che sta dietro alle affermazioni riportate da questo blogger mostra la sostanziale ignoranza del tema. Che ha a che vedere col punto 2 e 3. [1] Per trovarlo, dobbiamo spostarci in paesi come la Slovenia, la Lituania, l’Ungheria, dove la cultura della donna è ancora saldamente radicata alla sottomissione. [2] http://www.istat.it/it/archivio/161716 [3] http://it.avoiceformen.com/nazi-femminismo/femminicidio-una-strage-inesistente-lo-dicono-i-numeri-del-ministero-e-la-boschi-ipocritamente-lo-conferma/ 2. I negazionisti (che non riescono ad estrapolare dati dalle tabelle), sono però in grado di estrapolare i dati degli omicidi femminili dal resto del contesto in cui si attuano, ossia quello del maltrattamento fra le mura domestiche (che, vorrei aggiungere, comprende anche i figli). Il femminicidio, ne è una manifestazione tragica, ma solo la punta dell’iceberg. Dietro alla media delle 180 donne uccise all’anno in quanto donne, si nascondono i dati della violenza sessuale che avviene in famiglia, del maltrattamento fra le mura domestiche, delle azioni di controllo e sottomissione, della privazione della libertà, della pedagogia nera ancora effettuata sui bambini. Si parla di milioni di donne solo nel nostro paese (http://www.istat.it/it/archivio/161716 ). Non si può comprendere il femminicidio senza contestualizzarlo nell’attuale cultura della famiglia (ancora sostanzialmente patriarcale), che risente dell’influenza di come è ancora percepita la donna in Italia. 3. L’incapacità di percepire che il fenomeno del maltrattamento e del femminicidio hanno le loro radici in un pensiero discriminante, che vede la donna come possesso relazionale, oggetto che deve essere disponibile a soddisfare i bisogni egocentrici di alcuni[1] uomini, porta i negazionisti a commettere errori di ragionamento imperdonabili [2]. Cito direttamente dal blog di cui in nota:
“…Un dato insignificante. Per offrire un termine di paragone che consenta al lettore di comprendere di cosa parliamo, si tenga presente che in Italia le morti sul lavoro maschili sono state per il 2015 pari a 1072, ben 16 volte il numero di donne vittime del cosiddetto femminicidio.” In altre parole, qui si paragonano i datidella categoria “incidenti sul posto di lavoro” con quelli del femminicidio (crimine basato sulla discriminante di genere), ossia paragono i dati delle mele con quelli delle pere. Tanto, sempre di frutta si tratta, no? A rigor di logica, ricordo che non è possibile paragonare i dati di un evento occasionale (le cui cause son da ricercare altrove), con un dato relativo alla criminalità di genere. Ultima riflessione, non meno importante. In un’ottica di forti flussi migratori che vedono un ingresso massiccio nel nostro paese di culture nelle quali la sottomissione della donna è la regola, quali azioni possiamo attenderci da un governo ed una cultura come quelli italiani, in cui ancora prevale la negazione e la minimizzazione di questo problema? Se in altri paesi le sanzioni verso la discriminazione di genere portano a pene certe, cosa accadrà in Italia, se buona parte della sua stessa popolazione non riconosce il problema, se il femminicidio è negato come fenomeno, se la certezza della pena non è così certa? A voi le riflessioni. [1] Mi dispiace che quando si parli di questo tema, molti uomini la prendano sul personale. Come se fosse un attacco al genere maschile, piuttosto che al gruppo di uomini che ancora ragionano in questa maniera. [2] http://it.avoiceformen.com/nazi-femminismo/femminicidio-una-strage-inesistente-lo-dicono-i-numeri-del-ministero-e-la-boschi-ipocritamente-lo-conferma/
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AutoreMonica Bonsangue
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