Quando affronto il problema della violenza nella coppia, in particolare della violenza psicologica, mi capita spesso di sentire “Lo so! Lo fa perché è un narcisista!”. Recentemente la parola “narcisismo” è entrata nel vocabolario comune, anche se spesso viene utilizzata senza comprenderne bene il significato. Quello che vorrei chiarire con questo articolo, estratto dal capitolo 6 del testo “La violenza psicologica nella coppia. Cosa c’è prima di un femminicidio” è che non tutti i maltrattanti sono narcisisti nel senso del Disturbo Narcisistico di Personalità, così come delineato dal DSM. Mentre la ferita narcisistica è molto comune nel nostro momento storico, non vorrei passasse l’errato messaggio che tutti i maltrattanti sono solo narcisisti. Le persone che abusano fisicamente o psicologicamente comprendono etichette più ampie e più specifiche, che ho cercato di delineare nella seconda parte del testo. Partendo da alcune “istruzioni all’’uso” sui profili comportamentali, eccovi la proposta di quattro profili di maltrattanti che ho osservato durante la mia pratica clinica. 6.1 Attenzioni all’uso Identificare e stendere un profilo comportamentale è sempre operare una semplificazione della realtà, per motivi di comprensione e spiegazione. E’ come descrivere, per semplicità, il rosso, il blu ed il giallo ma bisogna ricordarsi che esistono innumerevoli sfumature prodotte dalle loro combinazioni; lo stesso vale nei profili di personalità: le mescolanze sono infinite, come nello spettro cromatico. E’ importante quindi ricordare che un profilo non è la realtà, ma una sua interpretazione e descrizione (statica o dinamica), ossia un modello. Questa è la condizione principale che deve tenere presente chi intende lavorare tramite i profili comportamentali. Essi non coprono l’infinità dei comportamenti e delle specificità individuali; sono semplicemente dei riduttori di complessità attraverso i quali cerchiamo di muoverci più velocemente all’interno dei sistemi psicologici umani, che sono incredibilmente complessi. Un profilo, oltre che essere una semplificazione della realtà (con tutte le limitazioni che ne comporta) è caratterizzato dal fatto che descrive una o più tipicità. Una tipicità, nel nostro caso, è una modalità ridondante di comportamento, causata dall’irrigidimento del Sistema Percettivo Reattivo[1] dell’individuo. Quanto più il SPR della persona è flessibile, tanto più la persona sarà in grado di adattarsi all’ambiente. Il profilo di una persona flessibile è incredibilmente ampio e di difficile descrizione a causa della varietà dei comportamenti che è in grado di compiere. Per usare le parole di Lowen“la salute mentale deve distinguersi per l’assenza di un modello tipico di comportamento; le sue qualità sono la spontaneità e l’adattabilità alle esigenze razionali di una situazione. La salute è uno stato fluido, in contrasto con la nevrosi che è una condizione strutturata”. Al contrario, quanto più il Sistema Percettivo Reattivo individuale è irrigidito (da traumi, credenze, coazioni, blocchi allo sviluppo della personalità ed altro) tanto più sarà limitato, disadattivo, ed il suo profilo più inquadrabile e descrivibile. I maltrattanti, essendo prevalentemente bambini dal punto dello sviluppo della personalità, hanno un SPR estremamente irrigidito e coatto (ripetitivo) e sistematicamente basato sulla paura. Ecco perché, nel loro caso, è possibile descrivere delle tipicità: la tipicità è generata dal loro irrigidimento comportamentale. Bancroft propone undici brevi descrizioni di uomo violento, comprendendo soprattutto l’uomo che ricorre alle violenze fisiche. L’autore li ha chiamati: l’Uomo che Pretende, il Signor So Tutto Io, il Torturatore Freddo, il Sergente Istruttore, il Signor Sensibile, il Dongiovanni, il Rambo, la Vittima, il Terrorista, il Malato Mentale ed il Tossicodipendente. Le descrizioni sono basate sulla rilevazione di accenti comportamentali e sistemi di credenze e sono una buona bussola per differenziare alcuni stili. Elisabeth Gilchrist e i suoi collaboratori,conducendo una ricerca per la Glasgow Caledonian University, nel 2003 hanno proposto una classificazione che comprende due grandi gruppi:
Queste due classificazioni tengono conto sia degli abusanti fisici che di quelli psicologici. Nella pratica clinica, focalizzandomi sulla violenza psicologica, ho osservato che queste due classificazioni possono essere ulteriormente elaborate, dando origine ad una suddivisione simile a quella identificata dalla Hirigoyen e che può essere utile soprattutto ai terapeuti per inquadrare il sistema relazionale in cui vive la vittima di maltrattamenti psicologici. Delineeremo quindi, nei prossimi capitoli i modi di pensare, di ragionare, di agire e di comunicare dei maltrattanti rispetto alla classificazione operata nel modello che propongo, e che si sviluppa sostanzialmente su quattro profili: il narcisista, l’ossessivo, il paranoico, il vittimista. Tutti i profili hanno in comune il possesso ed il controllo dell’Altro (tentata soluzione principale della relazione maltrattante tesa alla sottomissione), ma lo declinano attraverso modalità e stili differenti. I primi tre profili di cui ci occupiamo (narcisista, ossessivo, paranoico) agiscono il controllo con modalità dirette, cioè con modalità comunicative e di comportamento nelle quali si può chiaramente intravedere l’intento di controllo della relazione e l’imposizione della gerarchia. |
AutoreMonica Bonsangue
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