
Il modello evolutivo delle personalità è stato concepito da Giulio Cesare Giacobbe durante la sua pratica clinica. Il modello concepisce l’essere umano come formato da tre personalità chiamate Bambino, Adulto e Genitore, tutte presenti contemporaneamente nell’individuo. In realtà se ne presuppongono diverse minori (che R. Assagioli aveva chiamato sub personalità) ma secondo Giacobbe queste tre sono macrostrutture, ossia quelle attorno alle quali si strutturano le altre sub personalità
Sono, insomma, le tre colonne della personalità dell'essere umano..
La loro derivazione non ha a che fare né con le tre istanze psichiche freudiane, ne con la teoria transazionale di Berne (nella quale Bambino, Adulto e Genitore rappresentano i tre stati dell'IO), con la quale il modello è spesso confuso a causa dell'omonimia dei tre costrutti.
La formazione delle tre personalità è infatti psico-biologica, poiché deriva dai tre schemi di comportamento innato che caratterizzano le tre fasi di vita di ogni mammifero: la dipendenza e la necessità di protezione (che caratterizzano il cucciolo), l’indipendenza e la conquista (che caratterizzano l’adulto), la protezione e l’accudimento (che caratterizzano il genitore). Ciascuno di questi tre schemi innati ha una funzione evolutiva, ossia permettono l’attivazione di schemi di comportamento che si manifestano come adattivi in un preciso momento di vita dell’animale.
Sono, insomma, le tre colonne della personalità dell'essere umano..
La loro derivazione non ha a che fare né con le tre istanze psichiche freudiane, ne con la teoria transazionale di Berne (nella quale Bambino, Adulto e Genitore rappresentano i tre stati dell'IO), con la quale il modello è spesso confuso a causa dell'omonimia dei tre costrutti.
La formazione delle tre personalità è infatti psico-biologica, poiché deriva dai tre schemi di comportamento innato che caratterizzano le tre fasi di vita di ogni mammifero: la dipendenza e la necessità di protezione (che caratterizzano il cucciolo), l’indipendenza e la conquista (che caratterizzano l’adulto), la protezione e l’accudimento (che caratterizzano il genitore). Ciascuno di questi tre schemi innati ha una funzione evolutiva, ossia permettono l’attivazione di schemi di comportamento che si manifestano come adattivi in un preciso momento di vita dell’animale.

Nel corso dell’evoluzione della specie, ed in particolare con lo sviluppo delle funzioni cognitive superiori tipiche dell’essere umano (il pensiero, la coscienza, l’autocoscienza, il linguaggio, solo per citarne alcune) è stato possibile sviluppare in maniera più complessa il rapporto con noi stessi. Grazie a questa evoluzione cognitiva questi tre schemi hanno iniziato a prendere sempre meno la forma di schemi innati (Stimolo-Risposta), e sempre più si sono strutturati come vere e proprie personalità, indipendenti, intercomunicanti e coesistenti, quando ben integrate, all’interno di un individuo.
Le facoltà cognitive evolute permettono infatti all’uomo di creare un’immagine di sé (auto immagine) che viene caricata di significati, affetti, sentimenti, memorie e apprendimenti. E’ un’evoluzione del rapporto con noi stessi, che non è presente in altri mammiferi, se non in forma accennata in alcuni primati.
L’individuo, nella sua crescita, non costruisce una sola auto immagine, ma almeno tre: ciascuno crea la sua auto immagine di bambino, quella di adulto e quella di genitore (grazie ai meccanismi permessi dalla coscienza e dalla possibilità di riflettere su sé stesso) con le quali si identifica progressivamente. Quella del bambino è la prima personalità che si sviluppa.
Durante la crescita (che nell’essere umano è lunga, rispetto alle altre razze) il bambino impara ad riflettere su sé stesso, a conoscersi, a creare una propria identità, si lega a pensieri, sentimenti, memorie che vanno a creare la sua personalità di bambino, alla quale si ancora fino ad un punto della sua vita. Questo punto dovrebbe corrispondere al momento in cui, abbastanza cresciuto, egli si stacca dalla famiglia (o viene staccato dai genitori, come avviene in natura) per cercare la sua identità di adulto ed attivare lo schema dell’indipendenza, della caccia, della conquista.
Un seme dell’identità di adulto è già in lui, poiché crescendo il suo schema innato di adulto è stato rinforzato dal contatto con figure di adulti di riferimento che si sono sedimentate nella sua memoria; così come le cure parentali ricevute vanno ad influire sullo schema innato della cura e dell’accudimento, da cui si svilupperà la personalità genitoriale. La lotta per la conquista dell’indipendenza (condizione che gli permette la sopravvivenza) è costellata dal superamento di ostacoli che generano frustrazione, contro le quali impara a combattere. Lo sviluppo di qualità di indipendenza, capacità di sopportazione, autonomia economica ed affettiva, sopportazione della fatica, competizione entrano a fare parte della strutturazione dell’identità di adulto. Infine, la presenza della prole e la dedizione che ne consegue, attiva e struttura la personalità genitoriale.
Quando il percorso evolutivo del bambino è sufficientemente buono, le personalità si sviluppano gradatamente dentro di lui facendo gioco di squadra: ogni momento della vita richiede competenze diverse e ogni personalità interviene col comportamento più adeguato e adattivo: quando c'è da ridere e scherzare interviene la personalità bambina; quando c'è da affrontare difficoltà, essere competitivi e tenaci prende il timone la personalità adulta, quando è necessario prendersi cura di sè stessi o degli altri compare la personalità genitoriale.
Ciascuno di noi è una squadra.
ma alcune squadre non sono ben preparate.
Infatti....
Le facoltà cognitive evolute permettono infatti all’uomo di creare un’immagine di sé (auto immagine) che viene caricata di significati, affetti, sentimenti, memorie e apprendimenti. E’ un’evoluzione del rapporto con noi stessi, che non è presente in altri mammiferi, se non in forma accennata in alcuni primati.
L’individuo, nella sua crescita, non costruisce una sola auto immagine, ma almeno tre: ciascuno crea la sua auto immagine di bambino, quella di adulto e quella di genitore (grazie ai meccanismi permessi dalla coscienza e dalla possibilità di riflettere su sé stesso) con le quali si identifica progressivamente. Quella del bambino è la prima personalità che si sviluppa.
Durante la crescita (che nell’essere umano è lunga, rispetto alle altre razze) il bambino impara ad riflettere su sé stesso, a conoscersi, a creare una propria identità, si lega a pensieri, sentimenti, memorie che vanno a creare la sua personalità di bambino, alla quale si ancora fino ad un punto della sua vita. Questo punto dovrebbe corrispondere al momento in cui, abbastanza cresciuto, egli si stacca dalla famiglia (o viene staccato dai genitori, come avviene in natura) per cercare la sua identità di adulto ed attivare lo schema dell’indipendenza, della caccia, della conquista.
Un seme dell’identità di adulto è già in lui, poiché crescendo il suo schema innato di adulto è stato rinforzato dal contatto con figure di adulti di riferimento che si sono sedimentate nella sua memoria; così come le cure parentali ricevute vanno ad influire sullo schema innato della cura e dell’accudimento, da cui si svilupperà la personalità genitoriale. La lotta per la conquista dell’indipendenza (condizione che gli permette la sopravvivenza) è costellata dal superamento di ostacoli che generano frustrazione, contro le quali impara a combattere. Lo sviluppo di qualità di indipendenza, capacità di sopportazione, autonomia economica ed affettiva, sopportazione della fatica, competizione entrano a fare parte della strutturazione dell’identità di adulto. Infine, la presenza della prole e la dedizione che ne consegue, attiva e struttura la personalità genitoriale.
Quando il percorso evolutivo del bambino è sufficientemente buono, le personalità si sviluppano gradatamente dentro di lui facendo gioco di squadra: ogni momento della vita richiede competenze diverse e ogni personalità interviene col comportamento più adeguato e adattivo: quando c'è da ridere e scherzare interviene la personalità bambina; quando c'è da affrontare difficoltà, essere competitivi e tenaci prende il timone la personalità adulta, quando è necessario prendersi cura di sè stessi o degli altri compare la personalità genitoriale.
Ciascuno di noi è una squadra.
ma alcune squadre non sono ben preparate.
Infatti....

Nelle società odirne, soprattutto quelle consumistiche, il passaggio evolutivo che consente di sviluppare la personalià dell'adulto è stato sabotato. L'iper protezione genitoriale e lo sviluppo di stili di vita sempre più comodi ed agiati impedisce alla personalità adulta di attivarsi ed emergere.
Altri fattori che impedisconolo sviluppo di una personalità adulta sono la presenza di traumi infantili: le energie psichiche rimangono legate alle ferite traumatiche, invece che venire utilizzate per l'evoluzione della personalità. Fino a quando la personalità bambina non ha cicatrizzato le ferite, la bussola del funzionamento generale della persona rimarrà ancorato e determinato da essa.
La squadra, in questo caso, è formata solo dal bambino, che essendo limitato nelle sue tentate soluzioni non potrà che essere in difficoltà di fronte alla varietà delle situazioni che si presentano nella vita.
Tutto questo porta a sofferenza.
Il training di sviluppo della personalità infantile e le sue diverse applicazioni permette di entrare in contatto con la propria personalità bambina, conoscerla, identificare le ferite aperte, rimarginarle e sbloccare l'evoluzione delle altre personalità.
Il lavoro terapeutico viene svolto sulle autoimmagini che ciascuna persona ha di sè, allo scopo di modificarle in autoimmagini più adattive.
Per fare questo ci si avvale in primis del training sviluppato dal prof. Giacobbe, una visualizzazione guidata che permette alla persona di conoscere e riconoscere le proprie personalità. Presso lo studio accanto alla visualizzazione indicata dal professore si utilizzano anche tecniche di supporto (EMDR ed ipnosi) per velocizzare e rafforzare il lavoro del training.
Altri fattori che impedisconolo sviluppo di una personalità adulta sono la presenza di traumi infantili: le energie psichiche rimangono legate alle ferite traumatiche, invece che venire utilizzate per l'evoluzione della personalità. Fino a quando la personalità bambina non ha cicatrizzato le ferite, la bussola del funzionamento generale della persona rimarrà ancorato e determinato da essa.
La squadra, in questo caso, è formata solo dal bambino, che essendo limitato nelle sue tentate soluzioni non potrà che essere in difficoltà di fronte alla varietà delle situazioni che si presentano nella vita.
Tutto questo porta a sofferenza.
Il training di sviluppo della personalità infantile e le sue diverse applicazioni permette di entrare in contatto con la propria personalità bambina, conoscerla, identificare le ferite aperte, rimarginarle e sbloccare l'evoluzione delle altre personalità.
Il lavoro terapeutico viene svolto sulle autoimmagini che ciascuna persona ha di sè, allo scopo di modificarle in autoimmagini più adattive.
Per fare questo ci si avvale in primis del training sviluppato dal prof. Giacobbe, una visualizzazione guidata che permette alla persona di conoscere e riconoscere le proprie personalità. Presso lo studio accanto alla visualizzazione indicata dal professore si utilizzano anche tecniche di supporto (EMDR ed ipnosi) per velocizzare e rafforzare il lavoro del training.
Riferimenti bibliografici
Alla ricerca delle coccole perdute - G.C. Giacobbe
La paura è una segna mentale - G.C. Giacobbe
Alla ricerca delle coccole perdute - G.C. Giacobbe
La paura è una segna mentale - G.C. Giacobbe